martedì 8 giugno 2010

Pitagora


PITAGORA: ALLA SCOPERTA DELLA RAZIONALITA'
Parlando di matematica impossibile è non incrociare la propria strada con quella di un grande personaggio dell’ antichità: Pitagora. Egli sarà una delle pietre miliari della storia delle scienze sino ai giorni nostri. La sua immortalità è dovuta soprattutto alla scuola fondata a Crotone nel 530 a. c.
le sue teorie si articolavano attorno una materia al tempo oggetto di grandi studi chiamata aritmo-geometria. Questo scibile al tempo riuniva l'algebra e la geometria e gravitava attorno al concetto di numero. Con questo termine si apre secondo la visione pitagorica una varco vastissimo, considerato principio generatore, da cui tutto deriva: l’ archè. La rivoluzione quindi è molto grande poiché il numero non rappresenta più la definizione di una quantità, ma prende il significato di forma ossia la sostanza della natura è il numero, che diventa immagine della razionalità stessa che regola quindi tutto ciò che ci circonda. le derivanti del numero che ci portano a misurare la nostra realtà ci fa considerare quest’ultima scoperta pitagorica non solo il punto di identificazione di tutto quello che “è” da tutto quello che “non è”; grazie a questo procedimento si prova l’ inconfutabile certezza di un’ origine comune per ogni ente. Nell’ apparenza queste teorie venivano considerate specchi di perfezione, tuttavia, nuove scoperte come le tesi"degli incommensurabili" porteranno scompigli e crisi all’ interno della “setta” e a causa di questo alcune discipline pitagoriche presero una strada declinante. la scoperta che, per esempio, la diagonale di un quadrato ed il suo lato non possiedono un sottomultiplo comune, mise alla luce l'esistenza di numeri che non potevano essere definiti senza un'approssimazione.
Ecco che in maniera per assurdo definita “ matematica” la concezione pitagorica che si esprimeva con la frase "Dio è numero intero" va a sgretolarsi. Le critiche che ne deriveranno esprimono in maniera lampante la presunzione della scuola pitagorica di inquadrare tutto, anche il trascendente,in una concezione fredda e saldamente attaccata ad una realtà limitata. Dobbiamo ricordarci che al tempo la presenza divina era considerata in maniera tutt’ altro che distaccata e inorganica. Il grande merito che molti critici hanno stimato in Pitagora è la sua visione teologica che richiamava una dimensione molto discussa di Dio ossia la sua l'inafferrabilità. Dio, forse, non è numero intero, ma, per così dire, "illimitato non periodico".C'è da dire, comunque, che il tentativo di provare o confutare l'esistenza di un sistema di leggi che regola l'intero kosmos è stata un’utopia ripresa molte volte lungo i secoli sia della grande scolastica medievale, ma anche di tutta una branca della filosofia razional-metafisica, da Aristotele a Cartesio. Se pensiamo che anche il sistema aristotelico-tolemaico finisce a causa di un non riuscito linguaggio matematico che riunisse i dati scientifici esattamente come accadde per il pitagorismo (al posto dei numeri razionali, qui si trovano le nuove scoperte astronomiche come elemento destabilizzante).
La scuola pitagorica rappresenta uno dei passi evolutivi più grandi da parte dell’ uomo nella ricerca di una sintesi della realtà realizzata de egli stesso. Questo tentativo, tuttavia, è venuto a scontrarsi con l’ ignoto e il caso; tematiche su cui anche l ‘ uomo contemporaneo mostra incertezze e titubanze .Le tesi pitagoriche di base erano considerate come qualcosa di sovraumano: perfetto, sacro e allo stesso tempo essenza del mondo; infatti un pitagorico non si sarebbe mai permesso di apportare modifiche sostanziali al linguaggio dell'aritmo-geometria. Proprio per questo la scuola per lunghi anni tenne nascosta la scoperta degli incommensurabili, illudendosi forse di poter adattare la realtà al modello, e non viceversa. Non dobbiamo considerare questa decadenza puramente negativa poiché con il passare del tempo si concepi’ che il vero campo d ‘indagine della realtà doveva essere espresso attraverso la matematica. Cosa ci lascia quindi Pitagora ed i Pitagorici? Senza dubbio l’ eredità è enorme a cominciare con la concezione che all’ interno della natura vi sia un ordine sostanziale che ci spinge alla ricerca di un determinismo di fondo, dal quale, però non si può mai allontanare l'idea del caso; la ricerca del vero deve andare di pari passo e, talvolta venire sostituita, da quella del probabile. Se dal punto di vista scientifico ci ha aperto un nuova strada del “matematicalizzabile” della realtà dall’ altra l ‘uomo ha capito che tutto ciò che va oltre le proprie conoscenze può avere a che fare con qualcosa che a noi non è dato da sapere.


Gasparin Edoardo
NUMERICA


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